La scuola di italiano L2 in tempo di pandemia

scuola di italiano L2 - rete, ragnatela

Un piccolo esempio di resilienza

A cura di Marilena Vimercati

Hanno preso il via nel mese di novembre 2020 i corsi a distanza di italiano L2 per i migranti che vede impegnati otto docenti della scuola che ha sede al CESPI e due docenti della scuola delle mamme.

La sfida è stata impegnativa ma la determinazione dimostrata nell’affrontarla è stata più forte grazie alla coesione del gruppo in un lavoro costante di confronto non solo sui problemi ma anche sulle soluzioni individuate.

I passi compiuti

Dalla fine della prima emergenza da Covid-19 il gruppo dei docenti volontari solitamente impegnati nei corsi di italiano L2 si sono incontrati più volte online utilizzando StarLeaf per progettare la ripartenza dei corsi a settembre 2020 in sicurezza: raccolta delle iscrizioni, individuazione degli ambienti idonei, ipotesi di costituzione dei gruppi di studenti nel rispetto del distanziamento, verifica della disponibilità degli insegnanti a lezioni in presenza per il nuovo anno scolastico.

Tutto è stato preso in considerazione e la macchina si è messa in moto con non poche difficoltà ma il desiderio di non lasciare nulla di intentato ha guidato il gruppo.

Poi a date stabilite per l’inizio dei corsi, prima a ottobre poi a inizio novembre ecco un altro stop: la seconda ondata della pandemia. Che fare?

L’unica strada era offrire ai nostri migranti la possibilità di apprendere la lingua italiana online utilizzando e mixando le risorse tecnologiche conosciute dai docenti e dai corsisti: whatsapp, skype, zoom, meet, posta elettronica.

Accettare la sfida? Le risposte dei docenti coinvolti

In tutti il primo sentimento è stato il timore di non essere all’altezza della sfida, superato grazie alla curiosità per il nuovo e alla tenacia nel non arrendersi alle difficoltà prevedibili ma anche al supporto fornito dal gruppo.

L’idea di insegnare a distanza mi ha inizialmente impaurita, perché non ho una grande dimestichezza con gli strumenti telematici, figuriamoci poi con le varie piattaforme. Poi ho pensato che a me piace imparare cose nuove, per cui mi sono fatta aiutare dalle colleghe insegnanti che più di me ne sanno e anche da mia figlia, che, come tutti i giovani, è bravissima con gli strumenti informatici e mi ha insegnato qualche “trucchetto” interessante. Il passo successivo è stato quello di ragionare su come organizzare al meglio l’insegnamento, ricorrendo tutti gli strumenti di potenziale utilizzo mio e degli studenti. Sì, accettare di insegnare online è stata davvero una bella sfida perché è necessario riuscire a creare un collegamento empatico tra tutti, che sopperisca alla bellezza di essere fisicamente vicini”. (Donatella)

La spinta ad accettare la sfida è venuta anche da profonde convinzioni che per molti hanno guidato l’agire di insegnante da sempre.

“Insegnavo francese alle superiori e ho sempre concepito la lingua come mezzo per arrivare all’altro, che ha una cultura diversa dalla mia e che mi regala qualcosa in un arricchimento reciproco. Con lo stesso spirito insegno portoghese all’Università della terza età e in piena pandemia mi spiaceva molto non poter continuare le lezioni con il mio gruppo di studenti. Così il primo passo per stare in collegamento con loro era usare Whatsapp per inviare loro pagine di esercizi. Il secondo passo è stato quello di imparare a usare Skype che consente di interagire col gruppo. Dal gruppo di portoghese al gruppo di italiano del Cespi il passo è stato breve” (Antonella).

Usando whatsapp non si può  condividere lo schermo…. Allora bisogna ricorrere a immagini che diano ali al raccontare. L’esperimento di soffermarsi su immagini chiare, semplici e accattivanti che Altan ha creato per proporre l’inglese ai bambini, porta a buoni risultati anche con migranti, stimola ad osservare, a creare il ping pong di domande e risposte. E così sui disegni volano parole che planano in scrittura” (Silvia).

Sicuramente un problema affrontato da subito è stato la scelta della tecnologia da utilizzare in base ai livelli di competenza linguistica dei corsisti: la tenacia di non arrendersi alle difficoltà ha caratterizzato l’approccio utilizzato dai docenti di ricorrere a risorse differenziate.

A me tocca la sorte di seguire cinque  studenti di livello A1.  Qualche telefonata, qualche tentativo con chi è più esperto e poi il decollo. Due studenti su Skype e tre studenti su whatsapp. Siamo tutti ai primi passi timidi e vacillanti, certo, occorre prendere confidenza con la strumentazione. Perché non condividere lo schermo? Allora clicchi  aspettando  la magia e ….. souspence …..la schermata non è quella desiderata. Inviti alla pazienza… esplori la schermata infiltrata ….. poi clicchi un pulsante che ti sembra adeguato e…. magicamente ti  riporta dove volevi. Oh! La poesia di Rodari “Gli odori dei mestieri” …. Ma è difficile per gli studenti …. Non importa, ci lavoreremo la prossima volta…. Magari col testo inoltrato in anticipo via mail…(Silvia)

Un contagio positivo

Il cammino, iniziato timidamente in novembre, ma via via percorso con passo più sicuro, ha visto dopo qualche mese altri docenti inserirsi nel gruppo per svolgere un’attività di sostegno individuale nei confronti di alunni che necessitano di un rapporto uno a uno. Senza la responsabilità di condurre un gruppo online le nuove docenti si sono accostate a una nuova modalità di insegnamento superando timori legati alla percezione di non essere all’altezza. C’è stata quindi una sorta di contagio positivo che è riuscito a vincere forti resistenze: è lo stesso contagio che all’interno del gruppo originario ha dato la forza ai singoli di accettare la sfida dell’insegnamento a distanza.

Sempre più negli ultimi incontri online di monitoraggio tra docenti emerge la convinzione che, una volta tornati alla normalità, l’insegnamento non possa rimanere confinato solo nelle lezioni in presenza ma integrato con l’online. Infatti gli aspetti positivi che sono evidenziati riguardano la possibilità di seguire le lezioni nonostante gli impegni quotidiani; pensiamo ad esempio a donne con bambini piccoli e per le quali la frequenza presso la sede del Cespi sarebbe impossibile per i tempi richiesti, mentre da casa riescono a individuare spazi e tempi idonei. Anche per i docenti l’opportunità di non muoversi per recarsi al Cespi è valutata positivamente.

Di buono c’è che si possono ottimizzare i tempi, adeguando orari di lezione alle disponibilità di orario di discenti e docenti” (Donatella)

Il bilancio è positivo: parliamo molto, così si potenzia la competenza comunicativa orale, e i temi sono legati alla loro quotidianità: la ricerca del lavoro, la scelta del medico, ma anche le esperienze personali. Il gruppo piccolo nei corsi online consente l’attivarsi di un rapporto stretto, che incrementa la motivazione all’apprendimento. Io che all’inizio ero scettica, non solo ho imparato molto ma soprattutto ho scoperto delle possibilità da sfruttare anche dopo, una volta finita l’emergenza.” (Antonella)

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here