di Salvatore Sinagra (Comitato Scientifico, CESPI)
Tra il prossimo autunno e la prossima primavera due dei quattro paesi di Visegrád andranno al voto per rinnovare il parlamento, la Repubblica Ceca venerdì 8 e sabato 9 ottobre di quest’anno e l’Ungheria probabilmente nella primavera dell’anno prossimo. Viceversa gli altri due paesi di Visegrád, che voteranno tra il 2023 ed il 2024 non si trovano certamente nella fase conclusiva della legislatura. Si tratterà sia per la Repubblica Ceca che per l’Ungheria delle prime elezioni parlamentari, ma non delle prime elezioni rilevanti, dallo scoppio della pandemia. In Repubblica Ceca si è votato nel 2020 per il rinnovo parziale del Senato e per il rinnovo dei presidenti e dei consigli regionali. A Budapest vi sarà un primo importante appuntamento tra settembre e ottobre di quest’anno, quando si svolgeranno le primarie dell’opposizione unita che identificheranno il candidato premier che sfiderà Orbán e i candidati dei 106 collegi del maggioritario. In entrambi i casi le elezioni parlamentari saranno una sfida tra il premier uscente e l’opposizione o le opposizioni. In entrambi i casi vi è la sensazione di essere davanti a una sfida cruciale per la democrazia. In Repubblica Ceca dal voto verosimilmente emergerà un quadro frammentato, in continuità con i risultati delle elezioni 2013 e 2017 e i partiti tradizionali potrebbero uscire ulteriormente ridimensionati, mentre in Ungheria l’opposizione unita si presenterà con un solo candidato e per la prima volta dalle elezioni 2010 potrà contendere la vittoria all’ultraconservatore Viktor Orbán. Obiettivo di questo saggio è fare un’analisi di come il voto ormai imminente a Praga e quello dell’anno prossimo a Budapest possano incidere sulla qualità della democrazia dei due paesi; sugli equilibri nei due parlamenti, sugli assetti futuri dell’Unione Europea; sui rapporti con Mosca e Pechino. Una vittoria delle opposizioni a Budapest, ad oggi non impossibile secondo i sondaggi, potrebbe segnare una battuta d’arresto per la “democrazia illiberale”, che si è consolidata con successo anche in Polonia e con altri tentativi di imitazione nell’Unione Europea; in Repubblica Ceca una situazione di impasse o un governo non considerato rispondente agli esiti del voto potrebbe comportare un ulteriore deterioramento della percezione dei partiti e della politica tradizionale. Un primo importante appuntamento da cui emergeranno rilevanti evidenze è fissato tra il 18 ed il 26 settembre, quando l’opposizione unita selezionerà i candidati che affronteranno le donne e gli uomini di FIDESZ nei collegi uninominali.
Puoi scaricare il saggio su: https://www.cespi.org/wp-content/uploads/2021/10/Cespi_Saggi_Sinagra_Set2191-1.pdf