La crisi climatica è una crisi dei diritti dei bambini

Copertina Articolo Unicef

A cura di Marilena Vimercati

Il rapporto “The Climate Crisis Is a Child Rights Crisis: introducing the Children Climate Risk Index” pubblicato dall’UNICEF nell’agosto 2021 è stato lanciato in collaborazione con Fridays for Future in occasione del terzo anniversario del movimento di protesta globale per il clima guidato dai giovani.

Henrietta Fore, Direttore generale dell’UNICEF ha dichiarato che “per la prima volta, abbiamo un quadro completo di dove e come i bambini sono vulnerabili al cambiamento climatico. Questo quadro è terribile, in modo quasi inimmaginabile. Gli shock climatici e ambientali stanno minando l’intero spettro dei diritti dei bambini, dall’accesso all’aria pulita, al cibo e all’acqua sicura, all’istruzione, all’alloggio, alla libertà dallo sfruttamento e persino al loro diritto di sopravvivere. Praticamente la vita di nessun bambino ne sarà immune. Per tre anni, i bambini si sono fatti sentire in tutto il mondo per chiedere di agire. L’UNICEF sostiene le loro richieste di cambiamento con un messaggio inoppugnabile: la crisi climatica è una crisi dei diritti dei bambini”.

“I movimenti dei giovani attivisti per il clima continueranno a crescere e a lottare per ciò che è giusto, perché non abbiamo altra scelta”, hanno dichiarato Farzana Faruk Jhumu (Bangladesh), Eric Njuguna (Kenya), Adriana Calderón (Messico) e Greta Thunberg (Svezia) di Fridays for Future, che hanno scritto la prefazione del rapporto e si uniscono per sostenerne il lancio. “Dobbiamo sapere a che punto siamo, affrontare il cambiamento climatico come una crisi, quale è, e agire con l’urgenza necessaria per assicurare che i bambini di oggi ereditino un pianeta vivibile. I bambini e i giovani affronteranno tutte le conseguenze devastanti della crisi climatica e dell’insicurezza idrica, eppure ne sono i meno responsabili. Abbiamo un dovere verso tutti i giovani e le generazioni future”.

Le cifre del rapporto

Nel rapporto i paesi vengono classificati secondo due categorie: l’esposizione agli shock climatici e ambientali, come ad esempio i cicloni e le ondate di caldo e la vulnerabilità dei bambini a causa delle condizioni sociali e della carenza di servizi essenziali, come acqua e servizi igienici, assistenza sanitaria e istruzione. Attraverso queste due categorie, il CCRI-Children’s Climate Risk Index combina 57 variabili per misurare il rischio in ogni paese e regione.

Sono ben 33 i paesi classificati “a rischio estremamente elevato”: con un indice superiore o pari a 8 sono i giovani che vivono nella Repubblica Centrafricana, in Ciad, Nigeria, Guinea e Guinea-Bissau, Somalia, Niger, Sud Sudan e Repubblica del Congo quelli maggiormente a rischio per gli impatti del cambiamento climatico, che minacciano la loro salute, istruzione e protezione e li espongono a malattie mortali. Nei paesi occidentali l’indice si dimezza (in Italia è 4,1) fino ad arrivare a 1 nel caso dell’Islanda.

I dati raccolti evidenziano che circa 1 miliardo di bambini – quasi la metà dei 2,2 miliardi di bambini del mondo – vive in uno di quei 33 paesi: questi bambini affrontano una combinazione letale di esposizione a molteplici shock climatici e ambientali insieme a un’alta vulnerabilità dovuta a servizi essenziali. Si tratta di I cifre che probabilmente peggioreranno con l’accelerazione degli impatti del cambiamento climatico.

Secondo il CCRI Children’s Climate Risk Index:

240 milioni di bambini sono fortemente esposti alle inondazioni costiere;
330 milioni di bambini sono fortemente esposti alle inondazioni fluviali;
400 milioni di bambini sono fortemente esposti ai cicloni;
600 milioni di bambini sono fortemente esposti alle malattie trasmesse da vettori;
815 milioni di bambini sono fortemente esposti all’inquinamento da piombo;
820 milioni di bambini sono fortemente esposti alle ondate di calore;
920 milioni di bambini sono fortemente esposti alla scarsità d’acqua;
1 miliardo di bambini sono fortemente esposti a livelli estremamente elevati di inquinamento atmosferico.

Mentre quasi tutti i bambini del mondo sono a rischio per almeno uno di questi pericoli climatici e ambientali, il rapporto UNICEF rivela che i paesi maggiormente colpiti devono affrontare shock multipli e spesso sovrapposti che minacciano di erodere i progressi nello sviluppo e di aggravare le privazioni dei bambini. Si stima che 850 milioni di bambini – 1 su 3 in tutto il mondo – vivano in aree in cui si sovrappongono almeno quattro di questi shock climatici e ambientali. Ben 330 milioni di bambini – 1 su 7 in tutto il mondo – vivono in aree colpite da almeno cinque grandi shock.

Le contraddizioni del cambiamento climatico

Il rapporto rivela uno scostamento tra i luoghi in cui le emissioni di gas serra vengono generate e quelli in cui i bambini stanno subendo gli impatti più significativi dovuti al clima: infatti i 33 paesi “a rischio estremamente elevato” emettono collettivamente solo il 9% delle emissioni globali di CO2, mentre i 10 paesi con le emissioni più alte producono insieme quasi il 70% delle emissioni globali. Solo uno di questi paesi è classificato come “a rischio estremamente elevato” nell’indice.

“Il cambiamento climatico è profondamente iniquo: nessun bambino è responsabile dell’aumento delle temperature globali, ma saranno loro a pagare i costi più alti e i bambini dei paesi meno responsabili soffriranno più di tutti”, ha dichiarato Henrietta Fore. “Ma c’è ancora tempo per agire. Migliorare l’accesso dei bambini ai servizi essenziali, come l’acqua e i servizi igienici, la salute e l’istruzione, può aumentare significativamente la loro capacità di sopravvivere a questi pericoli climatici. L’UNICEF esorta i governi e le imprese ad ascoltare i bambini e a dare priorità alle azioni che li proteggono dagli impatti, accelerando al contempo il lavoro per ridurre drasticamente le emissioni di gas serra.”

Quali le soluzioni suggerite dal Rapporto?

L’unica soluzione a lungo termine al cambiamento climatico è la riduzione delle emissioni di gas serra: per evitare i peggiori impatti della crisi climatica, è necessaria un’azione completa e urgente; i paesi devono ridurre le loro emissioni di almeno il 45% (rispetto ai livelli del 2010) entro il 2030 per mantenere il riscaldamento a non più di 1,5 gradi Celsius.

Tuttavia secondo il rapporto ci sono anche altre azioni che riducono l’esposizione e la vulnerabilità dei bambini così da ridurre notevolmente il loro livello generale di rischio climatico.

1. Gli investimenti che migliorano l’accesso all’acqua e ai servizi igienici e sanitari possono ridurre considerevolmente il rischio climatico per 415 milioni di bambini.

Ciò significa realizzare valutazioni complete delle risorse idriche, investire nella diversificazione delle fonti idriche usando energie rinnovabili e lavorando con i mercati locali e il settore privato per garantire che i servizi idrici e igienico-sanitari siano costruiti tenendo conto dei rischi climatici.

2. Gli investimenti che migliorano i livelli di istruzione possono ridurre considerevolmente il rischio climatico per 275 milioni di bambini.

Investire nell’educazione alla sostenibilità ha infatti un enorme effetto moltiplicatore. Costruire conoscenze e competenze contribuirà a migliorare le pratiche di sostenibilità e a ridurre le emissioni a livello individuale, istituzionale e comunitario. Occorre però investire in infrastrutture che siano capaci di resistere ai disastri evitando  un’interruzione a lungo termine dell’apprendimento dei bambini, ma anche incrementare soluzioni che aumentino l’accesso, come l’apprendimento digitale.  L’equità nell’accesso è importante sia da una prospettiva di genere, sia da una prospettiva di ciclo vitale, dalla prima infanzia all’adolescenza, così come per i bambini con disabilità che sono spesso emarginati.

3. Investimenti che migliorano l’accesso ai servizi sanitari e nutrizionali possono ridurre significativamente il rischio climatico complessivo per 460 milioni di bambini.

Migliorare l’accesso ai servizi sanitari significa investire in servizi di assistenza materna e neonatale di qualità sostenendo programmi di immunizzazione e servizi di prevenzione e cura per la polmonite, la diarrea, la malaria e altre malattie importanti.

4. Investimenti che migliorano la protezione sociale possono ridurre notevolmente il rischio climatico complessivo per 310 milioni di bambini.

Migliorare l’accesso alla protezione sociale richiede lavorare per la copertura universale dei sussidi per bambini e famiglie e garantendo  la connessioni ad altri servizi vitali per la salute, come l’istruzione e la nutrizione ma anche per il lavoro. Dal punto di vista dei bambini e delle loro famiglie questo può far sì che uno shock climatico sia solo un’interruzione temporanea piuttosto che spingere intere famiglie nella povertà a lungo termine.

Le testimonianze dei giovani

Nel rapporto l’Unicef dà anche voce ad alcuni giovani.

Mitzi, Philippines: “Non è solo il clima che stiamo affrontando perché, come il resto del mondo, siamo in preda della pandemia di Covid-19. Guardando sia la Covid-19 che la crisi climatica più da vicino, sono i settori emarginati della società ad essere i più colpiti, e questo è qualcosa che dobbiamo sempre considerare nella nostra lotta per il clima e la giustizia sociale”.

Conclude Mitzi “ Uno dei più grandi motivi di speranza è il potere dei bambini e dei giovani. Ogni bambino merita un pianeta vivibile”.

Taasin, Bangladesh: “Quando avevo 12 anni, ho iniziato a pubblicare una rivista mensile per bambini chiamata Lal Sabuj dove bambini di diverse età hanno iniziato a inviare i loro problemi e soluzioni sotto forma di relazioni o articoli creativi. All’inizio di ogni mese aspettavano di ritirare la nuova copia di Lal Sabuj e il loro interesse mi ha ispirato, così nel 2015 ho fondato un’organizzazione giovanile chiamata Lal Sabuj Society.

Ora sto creando opportunità di praticare il giornalismo per i bambini a rischio a causa degli impatti del cambiamento climatico nelle zone costiere: in questo modo sono in grado di presentare la loro situazione direttamente al mondo; ora ci sono 400 bambini e giovani in tutto il Bangladesh che stanno lavorando con me sul cambiamento climatico. Puliamo luoghi pubblici come canali e luoghi turistici e separiamo la plastica riciclabile, che poi vendiamo nei centri di riciclaggio.

I soldi che ricaviamo da questo vengono spesi per piantare alberi. Cerchiamo anche di stimolare le persone a riciclare la plastica, per esempio attraverso concorsi online con premi”.

Nkosi, Zimbabwe: “Ciò che mi tiene in prima linea per la giustizia climatica è l’idea che non rappresento solo la mia nazione ma tutta la mia generazione perché la giustizia climatica riguarda il nostro futuro.

Ho impegnato la mia voce come voce di chi non ha voce per chiedere un’azione immediata e non c’è momento migliore di questo per agire.

Da quando avevo 10 anni, mi sono sempre sforzato di alzare la voce solo per ottenere anche un solo momento di attenzione da parte di chi prende le decisioni. Dicevo – Fidatevi di me, io vivo il cambiamento climatico, lo vivono anche i miei amici e la mia famiglia. Qualcuno faccia qualcosa!“

Conclude Nkosi “Immagino un mondo in cui ogni bambino sia coinvolto nei processi decisionali cruciali”.

Per ogni bambino

Chiunque sia.
Ovunque viva.
Ogni bambino ha diritto a un’infanzia.
Un futuro. Una buona possibilità.
Ecco perché l’UNICEF è lì.
Per ogni singolo bambino.
Lavorando giorno dopo giorno.
In più di 190 paesi e territori.
Per raggiungere i più difficili da raggiungere.
I più lontani da ogni aiuto.
I più esclusi.
È per questo che restiamo fino alla fine.
E non ci arrendiamo mai.

Per approfondire:

“The Climate Crisis Is a Child Rights Crisis: introducing the Children Climate Risk Index” SINTESI

“The Climate Crisis Is a Child Rights Crisis: introducing the Children Climate Risk Index” RAPPORTO INTEGRALE

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