
A cura di Marilena Frilli
I fatti di Haymarket
È noto che la Festa del Lavoro, celebrata nella maggioranza dei paesi del mondo il primo di maggio, ha avuto origine dagli avvenimenti di Haymarket Square a Chicago nel 1886 durante una manifestazione di lavoratori che, la sera del 4 maggio, poneva fine nella maniera più tragica alle iniziative di lotta per ottenere la giornata lavorativa di 8 ore a parità di salario, portate avanti dal sabato precedente, primo di maggio.
Nel corso della manifestazione di Haymarket, autorizzata dal sindaco della città, l’improvviso scoppio di una bomba scatenò l’intervento armato della polizia che sparò sulla folla in panico causando un numero mai accertato di vittime tra i manifestanti oltre che numerosi feriti e la morte di 7 poliziotti, con ogni probabilità vittime del fuoco amico dei colleghi durante l’attacco. Il processo che fece seguito agli eventi si concluse con la condanna a morte per impiccagione di 7 imputati – George Engel, Samuel Fielden, Adolf Fischer, Louis Lingg, Albert Parsons, Michael Schwab, August Spies – e una condanna a 15 anni di carcere per Oskar Neebe. Nel periodo successivo alle sentenze uno dei condannati a morte, Louis Lingg, si uccise in carcere, due di loro, Michael Schwab e Samuel Fielden, furono graziati con commutazione della pena all’ergastolo, infine l’11 novembre 1887 furono portate a compimento le quattro esecuzioni capitali, nonostante il fatto che gli effettivi perpetratori dell’attentato non fossero mai stati identificati e che tutti i condannati avessero già lasciato la piazza al momento dello scoppio della bomba, tranne Fielden che stava ancora terminando il suo comizio. L’unica colpa che poteva essere loro imputata era di avere incitato i lavoratori alla lotta anche violenta attraverso i loro discorsi pubblici e i loro scritti, però il giudice del processo, Joseph Gary, non prese mai in considerazione nel giudicare gli imputati che il primo emendamento della Costituzione americana garantisce e protegge la libertà di parola dei cittadini.
Degli otto uomini sotto processo solo uno era americano, il texano Albert Parsons, gli altri erano immigrati europei: Samuel Fielden era inglese, tutti gli altri tedeschi. Gli incriminati occupavano posizioni importanti all’interno della classe lavoratrice della città, erano a capo dei movimenti radicali di orientamento socialista e anarchico, avevano fondato giornali, erano apprezzati oratori. August Spies, ad esempio, dirigeva il giornale Die Arbeiter Zeitung, uno tra i vari giornali in lingua tedesca pubblicati a Chicago, dove del resto esistevano quotidiani in parecchie lingue straniere visto il grande numero di immigrati provenienti da svariate parti del mondo; Samuel Fielden, figlio di predicatori evangelici, era apprezzato per le sue capacità oratorie; Albert Parsons, tipografo, aveva fondato il giornale The Socialist ed era direttore di The Alarm, inoltre prima di trasferirsi a Chicago si era battuto per i diritti dei neri in Texas e aveva sposato una donna di colore, Lucy Parsons, che avrebbe poi combattuto tutta la vita per riabilitare e tenere vivo il ricordo del marito e degli altri “Martiri di Haymarket”.
Tutti i condannati di Haymarket furono riabilitati nel 1893 dal governatore dell’Illinois John P. Altgeld, anch’egli tedesco e primo governatore di stato nato all’estero, che nel suo atto di perdono sottolineò come il processo fosse stato condotto in modo inadeguato fin dall’inizio con la scelta di giurati già convinti della colpevolezza degli imputati. La decisione del perdono era stata probabilmente facilitata anche da un’inchiesta che aveva messo in luce la corruzione della polizia di Chicago, scandalo in cui erano stati implicati anche gli ufficiali che avevano comandato le forze dell’ordine in Haymarket Square.
Già nel 1889, inoltre, il Congresso Internazionale del Lavoro riunitosi a Parigi per festeggiare il centenario della Rivoluzione Francese aveva dichiarato il Primo Maggio festa mondiale del lavoro in ricordo degli eventi di Haymarket.
Chicago e il movimento dei lavoratori
Fondata all’inizio del 19° secolo sulle rive del lago Michigan, Chicago divenne nel periodo della Guerra Civile (1861-65), durante il quale aveva fornito le derrate alimentari all’esercito nordista, e nei decenni successivi un centro industriale, commerciale e finanziario di primaria importanza. La sua posizione ai margini delle grandi praterie dell’Ovest, la vasta rete ferrovia che la univa ai punti strategici del paese tra cui le consolidate città dell’est, il sistema di canali e fiumi che facilitava la connessione con la regione dei Grandi Laghi e del Mississippi, rendevano Chicago il luogo ideale per un multiforme sviluppo capitalistico. Prime fra tutte erano l’industria della macellazione di bovini e suini che venivano trasportati su treno da regioni lontane fino ai mattatoi della città e quella dell’imballaggio delle carni spedite poi verso tutti i mercati del paese; l’industria del legname che trasformava in prefabbricati da inviare a ovest gli alberi di grandi foreste, progressivamente disboscate, convogliandoli in città tramite corsi d’acqua e ferrovie; l’industria delle macchine agricole con cui si coltivava e raccoglieva il grano delle grandi pianure da distribuire in tutto il paese. Fondamentale era anche l’attività finanziaria, che si svolgeva presso la Board of Trade della città, basata soprattutto sul commercio dei cosiddetti futures contratti che speculavano sulle vendite dei futuri raccolti agricoli.
Ma, citando l’efficace descrizione di Marco D’Eramo nel suo libro Il Maiale e il Grattacielo (pag. 157), la fortuna della città non era dovuta solo “ai milioni di bovini, alle tonnellate di legna e cereali, al groviglio di binari, ma anche alle migliaia e infine ai milioni di immigrati europei che quelle stesse ferrovie riversavano sulle rive del Lago Michigan insieme a mais, grano, maiali, pino bianco”. Imponente e variegata fu infatti l’immigrazione straniera a Chicago nella seconda metà del diciannovesimo secolo: i primi ad arrivare furono gli irlandesi (1845-1860) spinti delle ricorrenti carestie causate dalla scarsità dei raccolti di patate, seguiti dai tedeschi giunti come esuli politici dopo le grandi sollevazioni del 1848 e successivamente per le politiche repressive di Bismarck; fu poi la volta degli scandinavi (1860-1890), più tardi toccò agli ebrei russi, ai polacchi e agli italiani, questi ultimi immigrati soprattutto all’inizio del secolo successivo. Gli afroamericani rimarranno relegati a lungo negli stati ex schiavisti del sud per portare avanti i lavori agricoli di prima ed emigreranno al nord solo alla fine della Prima Guerra Mondiale
Le ondate di migranti che arrivavano in città si organizzavano in movimenti diversi per difendere salari e condizioni di lavoro mentre i grandi capitalisti fronteggiavano le richieste e le proteste operaie con spietatezza, utilizzando i lavoratori di più recente immigrazione per sostituire gli operai in sciopero e ricorrendo anche all’intervento di milizie private e delle forze dell’ordine pubbliche. Così erano soliti fare gli imprenditori più famosi della città: George M. Pullmann, industriale dei mezzi di trasporto, Marshal Field, fondatore di grandi magazzini, Cyrus McCormick, produttore di macchine agricole
Altri avvenimenti legano la storia del movimento operaio di Chicago alla data del Primo maggio.
La giornata più simbolica fu probabilmente quella del primo maggio 1865 quando per le strade della città straripanti di folla sfilò il corteo funebre di Abraham Lincoln che accompagnava il presidente assassinato verso Springfield, sua città natale e capitale dello stato dell’Illinois.
La vittoria di Lincoln e degli stati dell’Unione nella guerra civile sanciva un cambiamento fondamentale nella struttura economica degli USA che, da paese schiavista produttore di materie prime da spedire in Europa per essere trasformate nelle fabbriche britanniche, diveniva a pieno titolo un paese industriale autosufficiente con manodopera salariata.
Purtroppo però, come asserisce James Green nel suo libro Death in the Haymarket (pp. 17 e 22), “negli anni successivi alla morte di Lincoln gli schiavi liberati avevano fondate ragioni per chiedersi quale senso avesse la libertà acquisita di fronte al regno del terrore bianco che era disceso su di loro. Allo stesso tempo, per ragioni del tutto diverse, i lavoratori, quegli stessi operai che più avevano beneficiato del sistema del lavoro libero esaltato da Lincoln, cominciarono a dubitare della natura della loro libertà.”
La richiesta di una giornata di lavoro più equa fu immediatamente sentita come essenziale da parte dei lavoratori nel convincimento che “il sistema delle 8 ore avrebbe posto fine alla degradazione della lunga giornata lavorativa e avrebbe concesso ai lavoratori il tempo necessario per divenire più efficienti come produttori e più attivi come cittadini”. L’esigenza di una maggiore disponibilità di tempo per l’istruzione e l’incremento delle proprie competenze tecniche e culturali era senza dubbio una componente importante della persistente richiesta operaia di modifica dell’orario di lavoro.
L’obiettivo sembrava essere stato raggiunto già nel 1867 quando il governatore Richard J. Ogleby firmò una legge dello stato dell’Illinois che concedeva, per la prima volta, l’orario richiesto. La legge, che avrebbe dovuto entrare in vigore il primo maggio di quell’anno, fu però immediatamente contestata dagli imprenditori che si rifiutarono di applicarla e opposero una dura repressione alle proteste operaie, anche con l’appoggio del governo federale.
La strada per raggiungere l’obiettivo era ancora molto lunga, come sarà evidente nel 1886 a Haymarket, costellata di lotte e di vittime, irta di ostacoli a causa delle cicliche crisi del capitalismo che causavano licenziamenti e tagli nei salari, rallentata dalle difficoltà nel costituire un movimento operaio compatto e unitario tipiche del sindacalismo americano.
Il contributo della letteratura e dell’arte
Per entrare in contatto e cercare di comprendere più a fondo la vita della classe lavoratrice a Chicago nel periodo considerato è indispensabile fare riferimento alla vasta produzione letteraria e poetica che le è stata dedicata, a cominciare dalla raccolta Chicago Poems di Carl Sandburg che, usando il lessico duro della vita quotidiana, così presenta la città nei versi introduttivi della celebre poesia Chicago:
Mattatoio di Maiali per il Mondo
Fabbrichi attrezzi, Accumuli Grano,
Monitori Ferrovie e Smisti le merci della
Nazione
Turbolenta, rauca, rissosa,
Città dalle Robuste Spalle
Theodore Dreiser presenta nel suo romanzo Sister Carrie la vita di una giovane operaia che il lettore segue per le strade di Chicago mentre cerca lavoro e nella fabbrica di scarpe dove viene assunta condividendone, attraverso la concretezza delle descrizioni, la fatica della lunga giornata di lavoro e la sofferenza per la postura a cui la lavoratrice è costretta. Carrie poi lascerà la sua vita di operaia e diventerà ricca usando senza scrupoli mezzi non leciti così come, del resto, agiscono i protagonisti maschili di altri romanzi dell’autore rappresentanti dell’aggressivo industrialismo american
Upton Sinclair è l’autore del romanzo di protesta The Jungle. Il metaforico titolo dà immediata evidenza al caotico mondo urbano in cui si trova a vivere il protagonista, un giovane immigrato lituano che lavora ai mattatoi e all’imballaggio delle carni. L’autore mette in luce la durezza del lavoro e l’ingiustizia subita dal lavoratore che, sebbene salariato, si trova in una situazione molto simile alla schiavitù.
Di grande valore rappresentativo, oltre che artistico, è la scultura che Picasso ha regalato a Chicago nel 1966: un’enorme figura cubista di acciaio nero mostruosa e insieme attrattiva che, almeno fino all’inizio del nuovo millennio, è stata considerata il simbolo della città.
Il simbolo della Chicago del nuovo millennio è invece l’installazione dello scultore anglo-indiano Anish Kapoor costruita in levigatissimo acciaio inossidabile dentro cui si riflettono i magnifici grattacieli circostanti, rappresentativi dell’enorme ricchezza del capitalismo americano. L’autore ha dato alla scultura il titolo di Cloud Gate – Porta delle nuvole – ma, più prosaicamente, gli abitanti della città la chiamano il Fagiolo.
Le statue di Haymarket Square
Statue e monumenti celebrano e tengono viva la memoria di personaggi ed eventi storici di particolare importanza per un paese.
In questi ultimi tempi, a seguito delle proteste antirazziste e anticolonialiste collegate al movimento americano Black lives matter, molte statue in varie parti del mondo sono state abbattute o imbrattate dai manifestanti a volte con una reazione da parte degli oppositori che ha provocato episodi violenti, come nel caso della manifestazione dei suprematisti bianchi in opposizione alla richiesta degli abitanti di Charlottesville in Virginia di rimuovere la statua dedicata a Robert E. Lee, generale in capo dell’esercito confederato durante la Guerra Civile americana. Tali eventi dimostrano, usando le parole di Marcello Flores, “come ci sia sempre bisogno di una negoziazione continua di ciò che merita di essere ricordato”.
La memoria dei fatti del primo maggio 1886 a Haymarket è stata elaborata secondo due prospettive opposte, quella del lavoro e quella del capitale, e l’inevitabile conflitto occorso può essere illustrato anche attraverso la storia dei monumenti commemorativi installati nella piazza.
Nel 1889, con una raccolta di fondi da parte degli imprenditori della città, fu eretta a Haymarket la statua di un poliziotto che si eleva sopra un alto piedistallo sollevando verso il cielo la mano destra. Immediatamente il monumento causò il risentimento di gran parte della popolazione cosicché dopo qualche anno fu spostato altrove ma nel 1957 fu restaurato dalla Haymarket Business Association e riposizionato nella piazza dove rimase fino al 1969 quando fu danneggiato durante una manifestazione studentesca. Di nuovo riparato e rimesso in loco, nel 1970 fu ancora una volta colpito dagli studenti nella stessa data dell’anno precedente. Finalmente le autorità decisero di spostarlo definitivamente nel cortile della Chicago Police Training Academy.
Nulla era mai stato posto nella piazza per ricordare i manifestanti uccisi e i leader condannati fino a quando nel 2004, dopo anni di insistenza da parte della Illinois Labor History Society e della Chicago Federation of Labor, fu realizzata un’installazione commemorativa in bronzo disegnata dalla scultrice Mary Brogger. La scultura è stata collocata nel luogo dove si trovava il carro di fieno su cui erano saliti gli oratori della manifestazione per fare i loro comizi e da dove parlava Samuel Fielden al momento dell’attacco della polizia ai manifestanti. La composizione rappresenta proprio un carro su cui si erge un oratore che tiene in mano i fogli per il suo discorso mentre intorno a lui sul veicolo si muovono delle figure impegnate in attività di lavoro. Interessante è il piedistallo della scultura ricoperto di targhe inviate dai lavoratori di varie parti del mondo.
Finora non risulta ci siano state proteste o atti vandalici.
Visitando il “ Chicago History Museum”
Come tante altre città del mondo, anche Chicago ha un museo dedicato alla sua storia.
In un ultimo viaggio prima del confinamento pandemico, mi è capitato di visitare il museo unendomi a un giro guidato. Parlando di Haymarket con la guida, mi sono resa conto che nessuno dei miei compagni di visita, tutti turisti americani in vacanza nella Windy City, conosceva i fatti in discussione e non sapeva nulla neppure del Primo Maggio, infatti negli Stati Uniti il Labor Day si festeggia il primo lunedì di settembre quando finiscono le ferie estive e ricomincia l’anno scolastico. Arrivati alla sezione del museo dedicato agli eventi del 1886, la guida mi ha suggerito di prenderne visione più tardi e ha proseguito con il suo drappello di visitatori verso momenti più gloriosi e meno controversi della storia della città.
Il sito del museo comunque propone informazioni e illustrazioni sull’ Haymarket affair e fornisce anche attività didattiche per i diversi ordini scolastici americani.
Perché parlare ancora di Haymarket
In questi mesi di pandemia in cui la forbice della disuguaglianza è diventata più larga con la perdita di migliaia di impieghi e l’impoverimento di tante persone diventa particolarmente importante celebrare, anche se sarà senza manifestazioni, comizi e concerti, la giornata del lavoro del Primo Maggio per sottolineare la centralità del contributo dei lavoratori alla costruzione del mondo e per ricordare con forza che nelle nostre società avanzate esistono ancora forme anche legali di semi schiavitù.
Riferimenti bibliofgrafici
Marco D’Eramo Il maiale e il grattacielo Feltrinelli, Milano – edizione riveduta e ampliata – 2004
Theodore Dreiser Nostra sorella Carrie Einaudi, Torino, 1975
Marcello Flores Cattiva memoria il Mulino, Bologna, 2020
James Green Death at the Haymarket Anchor Books New York, 2006
Carl Sandburg Chicago Poems – Poesie di Chicago Giuliano Ladolfi, Borgomanero, 2012 (traduzione di Laura Ferri)
Upton Sinclair La Giungla Feltrinelli, Milano, 2019