di Salvatore Sinagra, Comitato scientifico, CESPI
In Italia la parola Visegrad è diventata quasi sinonimo di euroscetticismo ed estrema destra, fin da quando nel 2015 Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca e Slovacchia si opposero ad ogni forma di ricollocamento dei migranti in arrivo nei paesi rivieraschi dell’Unione Europea. Tuttavia quando si parla di Europa post comunista si dovrebbero pesare con attenzione termini quali euroscetticismo, populismo, nazionalismo e fascismo. Il gruppo di Visegrad è costituito da un medio paese, la Polonia, con circa 38 milioni di abitanti, e tre piccoli paesi, la Repubblica Ceca, l’Ungheria e la Slovacchia, le prime due contano ciascuna 10 milioni di abitanti e la terza 5 . Il rapporto con l’Unione Europea di tali paesi è fortemente caratterizzato da due fattori che spingono in direzione opposta: la consapevolezza che l’integrità territoriale dei piccoli Stati dipende dalle organizzazioni internazionali (in particolare le organizzazioni di sicurezza collettiva) e la paura che la partecipazione ad organizzazioni internazionali possa portare ad una riedizione della sovranità limitata sperimentata durante il comunismo sotto l’egida di Mosca.
Analizzare il rapporto dei paesi di Visegrad con l’Unione Europea vuol dire studiare sondaggi di opinione spesso dalla non facile lettura e cercare di inquadrare attori politici, accomunati dell’enfasi per l’interesse nazionale, ma che spaziano dal nazionalismo classico al conservatorismo e sostengono posizioni che vanno dall’abbandono dell’UE – pochi in verità – all’Europa à la carte. Obiettivo di questo saggio è fare una breve analisi della percezione dell’Unione Europea che hanno i cittadini dei paesi di Visegrad e descrivere le dinamiche che hanno portato all’affermazione delle destre nazionaliste e alla trasformazione della destra classica nella destra dell’interesse nazionale, con l’obiettivo di distinguere, ove possibile, forze di estrema destra in senso stretto e forze nazionaliste-conservatrici. Un paragrafo viene dedicato alla questione della valuta comune.
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