Le Relazioni tra il Maghreb e la Francia

di Khadija Dawahidi, tirocinante CESPI

Maghreb significa “luogo del tramonto” perché è situato nella parte occidentale dei paesi arabi, questa regione comprende alcuni paesi del nord Africa:

  • Marocco;
  • Algeria;
  • Tunisia;

La popolazione di questi Stati è formata prevalentemente da arabi e berberi, le lingue parlate sono soprattutto l’arabo dialettale, il berbero e il francese e la religione prevalente è l’Islam.

Nel 17 febbraio 1989 gli Stati di questa area hanno formato l’Unione del Maghreb Arabo (UMA) con il trattato di Marrakech e ha sede a Rabat, spesso questa Unione è chiamata “Grande Maghreb” e oltre al Marocco, Algeria e Tunisia fanno parte di questa Unione anche la Mauritania e la Libia. È nata con l’obiettivo di creare un’area di libero scambio nell’area del Maghreb arabo entro il 1992, per poi giungere a una unione doganale entro il 1995. I progetti sono tuttavia rimasti incompiuti a causa di contrasti tra l’Algeria e Marocco.

Una caratteristica comune a questi tre Stati del Maghreb è la colonizzazione[1] francese, periodo in cui la Francia ha preso il controllo su questi paesi:

•          Marocco (1912-1956);

•          Algeria (1834-1962);

•          Tunisia (1881-1956);

Dopo l’indipendenza questi Paesi sono rimasti collegati alla Francia sotto diversi aspetti, nel campo dell’economia sono rimasti accordi tra le ex colonie e la potenza europea, in quanto le potenze europee tendevano ad acquistare grandi quantità di materie prime dai Paesi africani per necessità industriali.

Dal punto di vista linguistico oggi la lingua francese è la seconda lingua parlata in questi Stati dopo l’arabo, è utilizzata nei processi burocratici e nelle scuole spesso alcune materie sono insegnate completamente in lingua francese, i giovani istruiti tendono a comunicare molto tra loro in francese in quanto è una lingua che apprendono sin da bambini.

Il dialetto arabo di questi Stati ha subito tante influenze dalla lingua francese, c’è un massiccio utilizzo di termini francesi nei dialetti maghrebini che ormai sono diventati parti della lingua, alcuni esempi sono: casse-croûte, défaut, pistache, stylo, cuisine, lycée,

safran,mouchoir, costume ecc. tutte queste parole sono entrate nel dialetto arabo con lo stesso significato ma pronunciate con un accento diverso.

Oltre alla lingua è rimasto influenzato dalla Francia anche il campo dell’istruzione, per esempio la struttura del sistema scolastico del Marocco è simile a quella francese.

Un fenomeno che si è sempre verificato tra la Francia e il Maghreb è l’immigrazione, molti maghrebini sono emigrati in Francia da molti anni infatti oggi troviamo molti maghrebini in Francia, soprattutto algerini, anche di terza generazione.

L’emigrazione maghrebina in Francia è iniziata con la prima guerra mondiale, non potendo soddisfare totalmente i propri bisogni di manodopera con gli immigrati dell’Europa mediterranea, lo Stato francese ricorse a “lavoratori coloniali” che reclutava a forza per impiegarli nelle fabbriche, anche il secondo Il conflitto mondiale portò con sé il reclutamento in massa dei Maghrebini come lavoratori o come soldati. La guerra d’Algeria rallentò il ritmo delle partenze verso la Francia degli algerini e l’indipendenza del Marocco e quella della Tunisia contribuirono a intensificare l’emigrazione proveniente da questi due paesi.

La Francia firmò accordi con il Marocco e la Tunisia nel 1963, nel 1964 con l’Algeria, nei primi due paesi la Francia insediò, rispettivamente a Casablanca e a Tunisi, un ufficio nazionale dell’immigrazione incaricata di reclutare, dopo una selezione, lavoratori con contratti anonimi o nominativi.L’effetto di questi accordi fu immediato, provocando un enorme incremento delle partenze. Migliaia di candidati all’emigrazione si recarono verso i centri di registrazione e reclutamento.

Il ricongiungimento familiare ha cominciato ad essere praticato, a partire dagli anni 60, da alcuni immigrati installati da lungo tempo, che avevano optato per una residenza duratura in Europa, soprattutto algerini in Francia. La possibilità offerta ai lavoratori maghrebini di far venire la propria famiglia in Europa, o di crearsene una, ha finito per dare al fenomeno una maggior ampiezza tra le tre comunità e di influire in maniera decisiva sulle caratteristiche dei flussi d’immigrazione.

Proprio per questa forte presenza di maghrebini in Francia da tanti anni in Francia oggi si trovano molti elementi culturali che questa popolazione ha portato con sé, in molti quartieri francesi troviamo negozi gestiti completamente da algerini che vendono abiti tradizionali, c’è un ampia presenza anche di ristoranti algerini, tunisini e marocchini dove è possibile degustare cibo tradizionale, quindi  a differenza degli altri paesi europei alcuni maghrebini che sono in Francia da tempo sono arrivati ad avere un proprio business gestito da loro stessi e con successo.

Per quanto riguarda l’integrazione non si può dire che i maghrebini in Francia siano completamente integrati ma lo sono parzialmente soprattutto chi è nato e cresciuto in questo Paese, molti  artisti maghrebini in Francia hanno raggiunto un grande successo nel mondo della televisione, musica e moda, alcuni esempi sono  Jamal debbouze  (un attore, comico e produttore cinematografico francese figlio di immigrati marocchini), Gad El Maleh (attore, umorista e regista marocchino naturalizzato francese), Amin Mounder (cantante franco-marocchino) , ecc.

Spesso i cittadini maghrebini in Francia dicono che in questo paese trovano quasi tutto quello che hanno nel loro paese di origine (cibo, vestiti, locali …) proprio per la forte presenza di queste nazionalità la Francia rispetto agli altri paesi europei si è dovuta occupare di queste esigenze culturali di questi popoli e creare un ambiente multiculturale.

Parigi costituisce uno degli esempi più significativi in ambito europeo, in questa città sommersa dal turismo cosmopolita, infatti, convivono molteplici realtà stanziali di etnie e culture.

In seguito si ha avuto un cosiddetto fallimento del multiculturalismo nel periodo non facile vissuto a Parigi in seguito ai fatti del terrorismo islamico, da Charlie Hebdo al Bataclan sino ai recenti attentati della Jiād islamica nel 2017 sugli Champs-Élysées, ha fatto emergere sintomi violenti della mancata integrazione della terza generazione di immigrati. L’elemento religioso, li porta a simpatizzare ed abbracciare il terrorismo dell’ISIS, le situazioni esplosive delle banlieues non sono solo dovute alla crisi economica e alla disoccupazione giovanile, ma ad una delusione profonda nei confronti della società occidentale e dei suoi valori, si tratta di una profonda frattura sociale e culturale che spinge i giovani arabi francesi, figli degli immigrati della seconda generazione, a un islamismo di ritorno. Questi giovani, nonostante siano spinti dalle loro famiglie all’integrazione, si ritrovano invece separati sia dalla società occidentale, nella quale sono emigrati i loro genitori, sia dalle comunità musulmane tradizionali e finiscono per abbracciare il terrorismo/ fondamentalismo islamico più intransigente.

Conseguentemente vi sono molte problematiche nel diritto della famiglia franco-magrebina, specialmente in materia successoria, matrimoniale o di divorzio. I sistemi giuridici francese e maghrebino sono molto differenti (diritto romano-germanico e sistema di diritto musulmano). Sono diversi gli usi in questi due sistemi e quindi lo è la nozione di ordine pubblico, in particolare in materia di: poligamia, coppie del medesimo sesso, adozione/kafala, ripudio/divorzio, ecc.

In conclusione si può dire che la colonizzazione francese nei Paesi del maghreb ha lasciato tracce in questi Paesi del nord Africa sotto diversi aspetti che continuano ad essere presenti fino ad oggi, dall’altra parte il periodo di colonizzazione ha portato molti vantaggi dal punto di vista economico alla potenza francese, in quanto queste terre sono state sfruttate per l’approvvigionamento di materie prime che contribuirono al progresso industriale in Francia.

“ Decolonizzarsi culturalmente significa acquisire la consapevolezza dei torti subiti non da noi stessi, ma dalle generazioni passate. Torti che sono il frutto dell’era dello schiavismo e delle conquiste coloniali. Significa anche rendersi conto che questa discriminazione, durata per secoli, conferisce alla gente il diritto morale

di rifarsi. ”
RYSZARD KAPUSCINSKI


[1] Colonialismo: politica estera propria degli stati capitalisti nella seconda metà dell’Ottocento, attraverso cui i Paesi più sviluppati miravano ad occupare militarmente e a sottomettere economicamente le terre dell’oltremare, creando così le proprie “colonie”. Una politica a vantaggio della madre patria e (molto) a svantaggio per la colonia.

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