
A cura di Marilena Vimercati
“Dialogo fra generazioni, educazione e lavoro: strumenti per edificare una pace duratura” è il titolo del messaggio di Papa Francesco per la 55a Giornata mondiale della Pace del 1° gennaio 2022, il cui testo è stato presentato lo scorso 21 dicembre 2021.
Nel suo messaggio Francesco riprende una terminologia già utilizzata nell’Enciclica Fratelli tutti parlando di una architettura della pace, dove intervengono le diverse istituzioni della società, e di un artigianato della pace che coinvolge ognuno di noi in prima persona. Tutti infatti possono collaborare a edificare un mondo più pacifico: a partire dalle relazioni in famiglia, nella società e con l’ambiente, fino ai rapporti fra i popoli e fra gli Stati.
Sempre nella Fratelli tutti, capitolo VII Percorsi di un nuovo incontro, Francesco scriveva che le grandi trasformazioni non si costruiscono alla scrivania o nello studio. Dunque, «ognuno svolge un ruolo fondamentale, in un unico progetto creativo, per scrivere una nuova pagina di storia, una pagina piena di speranza, piena di pace, piena di riconciliazione»
Tre secondo Francescosono le leve su cui agire per edificare una pace duratura: il dialogo tra generazioni, l’istruzione e educazione, il lavoro.
Dialogare fra generazioni per edificare la pace
Ci troviamo in un mondo ancora stretto nella morsa della pandemia trasformata in un fenomeno multisettoriale e globale, aggravando crisi tra loro fortemente interrelate, come quelle climatica, alimentare, economica e migratoria, e provocando pesanti sofferenze e disagi. Per far fronte alla situazione «alcuni provano a fuggire dalla realtà rifugiandosi in mondi privati e altri la affrontano con violenza distruttiva, ma – scrive Francesco – tra l’indifferenza egoista e la protesta violenta c’è un’opzione sempre possibile, e questa è il dialogo tra le generazioni».
Le grandi sfide sociali non possono fare a meno del dialogo tra i custodi della memoria – gli anziani – e quelli che portano avanti la storia – i giovani – rispettando ciascuno lo spazio dell’altro senza pretendere di occupare tutta la scena perseguendo i propri interessi immediati come se non ci fossero passato e futuro. La crisi globale che stiamo vivendo ci indica nell’incontro e nel dialogo fra le generazioni la forza motrice di una politica sana, che non si accontenta di amministrare l’esistente «con rattoppi o soluzioni veloci», ma che si offre come forma eminente di amore per l’altro, nella ricerca di progetti condivisi e sostenibili.
Se, nelle difficoltà, si riesce a praticare questo dialogo intergenerazionale dice Francesco «potremo essere ben radicati nel presente e, da questa posizione, frequentare il passato e il futuro: frequentare il passato, per imparare dalla storia e per guarire le ferite che a volte ci condizionano; frequentare il futuro, per alimentare l’entusiasmo, far germogliare i sogni, suscitare profezie, far fiorire le speranze. In questo modo, uniti, potremo imparare gli uni dagli altri». Senza le radici infatti come potrebbero gli alberi crescere e produrre frutti?
L’istruzione e l’educazione come motori della pace
La seconda leva è rappresentata dall’istruzione ed educazione. In questi ultimi anni a livello mondiale si è registrata una diminuzione nei bilanci per l’istruzione e l’educazione perché considerate soprattutto come spese piuttosto che investimenti. Al contrario le spese militari sono aumentate e sembrano destinate a crescere ancora.
Istruzione ed educazione invece sono le fondamenta di una società coesa, civile, in grado di generare speranza, ricchezza e progresso. L’istruzione è anche il quarto obiettivo dell’Agenda 2030: assicurarsi che tutti i ragazzi e le ragazze completino una istruzione primaria e secondaria libera, equa e di qualità che porti a rilevanti ed efficaci risultati di apprendimento; eliminare le disparità di genere nell’istruzione e garantire la parità di accesso a tutti i livelli di istruzione e formazione professionale per i più vulnerabili, comprese le persone con disabilità, le popolazioni indigene e i bambini in situazioni vulnerabili.
Un Paese cresce quando dialogano in modo costruttivo le sue diverse ricchezze culturali: la cultura popolare, la cultura universitaria, la cultura giovanile, la cultura artistica e la cultura tecnologica, la cultura economica e la cultura della famiglia, e la cultura dei media.
Promuovere e assicurare il lavoro costruisce la pace
Viviamo in una Repubblica che la nostra Costituzione all’art. 1 definisce fondata sul lavoro.
Il lavoro è un fattore indispensabile per costruire e preservare la pace. Esso è espressione di sé e dei propri talenti, ma anche impegno, fatica, collaborazione con altri, perché si lavora sempre con o per qualcuno. In questa prospettiva marcatamente sociale, il lavoro è il luogo dove impariamo a dare il nostro contributo per un mondo più vivibile e bello.
Fino agli anni ’60 /’70 del secolo scorso il lavoro era generatore di solidarietà o, come meglio dice Giovanni Bianchi, era il massimo ordinatore sociale.
Leggiamo nel testo di Giovanni Bianchi pubblicato nel 2013 “Uno dei compiti di questa società è, o meglio dovrebbe essere, rigenerare comunità all’interno del proprio tessuto. Dal momento che senza elementi di comunità la società perde irrinunciabili momenti di coesione. Centrale in questa prospettiva è il ruolo svolto dal lavoro in quanto massimo ordinatore sociale: il lavoro infatti integra e ordina una società prima e più della legge. Si pensi alla vicenda dell’emigrazione italiana nel secolo scorso, e si pensi a quella dell’immigrazione nel nostro Paese.
Il sistema finanziario insediatosi al posto di comando nella globalizzazione non è in grado di svolgere la funzione regolativa e tanto meno integrativa del lavoro: l’estendersi esponenziale delle disuguaglianze è soltanto uno dei misuratori, e il più insopportabile, dell’incapacità di governo del mondo globalizzato da parte del sistema finanziario.
C’è un nichilismo della finanza che sta divorando il tessuto sociale complessivo a partire dal lavoro. Già vent’anni fa le imprese che licenziavano i propri dipendenti vedevano molto spesso salire in borsa i propri titoli. Finanza contro lavoro. La finanza al posto del lavoro.”
La pandemia da Covid-19 ha aggravato la situazione del mondo del lavoro, che stava già affrontando molteplici sfide. Molte attività economiche e produttive sono fallite; i lavoratori precari sono sempre più vulnerabili; ma sono soprattutto i giovani che si affacciano al mercato professionale ad avere oggi prospettive drammatiche. Per non parlare dei lavoratori migranti che vivono in condizioni molto precarie per sé e per le loro famiglie, esposti a varie forme di schiavitù e privi di un sistema di welfare che li protegga.
A ciò si aggiunga che attualmente solo un terzo della popolazione mondiale in età lavorativa gode di un sistema di protezione sociale, o può usufruirne solo in forme limitate. Inoltre in molti Paesi la criminalità organizzata soffoca la libertà e la dignità delle persone, avvelenando l’economia e impedendo un sano sviluppo della società. La risposta a questa situazione non può che essere un ampliamento delle opportunità di lavoro dignitoso.
Dice ancora Francesco “Dobbiamo unire le idee e gli sforzi per creare le condizioni e inventare soluzioni, affinché ogni essere umano in età lavorativa abbia la possibilità, con il proprio lavoro, di contribuire alla vita della famiglia e della società”.
In questo primo giorno del 2022 dedicato alla pace l’augurio migliore è che ognuno di noi possa far proprio il messaggio di Francesco per calarlo nell’agire quotidiano operando come “architetto” o “artigiano”.
Per approfondire
Testo dell’Enciclica Fratelli tutti
Messaggio di Papa Francesco ai partecipanti al IV forum di Parigi sulla pace (11-13 novembre 2021)
G. Bianchi, R. Ciccone Il lavoro come ordinatore, Edizioni Eremo e metropoli, 2013